venerdì 3 maggio 2019

Letteratura italiana - Giovanni Pascoli


Pascoli è un simbolista. Per lui, particolarmente importante e la natura, fonte di ogni verità. Pascoli guarda al di là della realtà guarda all'essenza delle cose. Ciò è possibile guardando al mondo con gli occhi umili è lo sguardo incantato di un fanciullino.

Pascoli nacque a san Mauro di Romagna in provincia di Forlì, nel 1855. Era il quarto di dieci figli. Crebbe in campagna in una famiglia agiata. A otto anni entrò in collegio a Urbino. Si trovava lì quando il padre venne assassinato.
Questo omicidio, mai risolto, portò alla distruzione del nido familiare. La madre morì l’anno dopo, ed il fratello maggiore si trasferì a Rimini con il resto della famiglia. Pascoli terminò il liceo, ed ottenne una borsa di studio per la facoltà di lettere a Bologna. Durante i propri studi Universitari divenne socialista: durante una manifestazione fu riconosciuto e perse la borsa di studio, quindi dovette abbandonare l’Università. Divenne poi anarchico e venne arrestato.
Una volta scarcerato lascio la politica e, nel 1882, si laureo. Divenne insegnante di Greco e Latino alle superiori per poi passare alla carriera accademica. Nel 1905 fu chiamato dall'Università di Bologna per succedere a Giosuè Carducci, nella cattedra di letteratura italiana.
La sua ossessione per la ricostruzione del nido familiare lo portò a riunirsi con le sorelle, rinunciando al matrimonio: per questo ci rimase molto male quando la sorella Ida decise di sposarsi. Trovò il suo nido definitivo a Castel-Vecchio con l’altra sorella. Morì di cancro nel 1912.

Temi costanti dell’opera di Pascoli furono il lutto (a causa della morte del padre) ed il nido (luogo di riparo dai problemi del mondo), grazie alla protezione della famiglia. Nel nido avviene una regressione, che si sviluppo in tre direzioni:
1. Anagrafica, Pascoli elogia la fanciullezza (innocenza, fantasia e spontaneità del bambino, contro calcolo, egoismo e insensibilità degli adulti);
2. Sociale, la campagna, regolata dalle leggi della natura, contro la modernità della città regolata dalle leggi dello stato.
3. Storica culturale, il mondo classico (Greco-Latino) e la cultura classica contro il mondo contemporaneo e alla cultura borghese.

Le opere 
Il fanciullino
Pascoli scriveva più opere contemporaneamente, per questo nello stesso lavoro si ritrovano stili diversi. Il massimo apice della sua poetica lo esprime nel “fanciullino”. Secondo lui la conoscenza, deve essere basata come per i bambini, sulla spontaneità e sull’intuizione. Anche quando si cresce e si diventa adulti un po' del fanciullino rimane dentro di noi. Egli rifiuta la ragione e la scienza, in favore delle emozioni e della fantasia.
Il poeta non si limita ad analizzare gli oggetti in quanto tali, ma in quanto simboli. Per questo lui è un simbolista. Come Adamo, i bambini, danno un nome a ciò che vedono e sentono: un nome non solo per l’oggetto, ma per tutto ciò che esso rappresenta. In quest’ottica, Pascoli, ricorre spesso ad analogie e alla sineddoche. L’analogia consiste nel fare riferimento agli aspetti comuni delle cose, la sineddoche e una parola che rappresenta qualcosa di diverso dal suo significato (per esempio, la parte per il tutto, il contenitore per il contenuto, il materiale per l’oggetto).

Le Myricae (Miriche)
L'opera fu scritta in più di vent’anni. Il titolo è una parola Latina, presa da Virgilio, che significa tamerici, una pianta umile, che si usava per accendere il fuoco o per fare le scope.
I temi dell’opera sono il lutto e il nido, di cui si è già parlato. nell’opera sperimenta metriche diverse e fa molto ricorso al simbolismo (soprattutto all'onomatopea). 
Metrica è il numero di sillabe presenti in un verso.
Onomatopea è una parola che rappresenta in suono (es. bang!, drin drin).

I canti di Castelvecchio
Non è un’opera unica, ma una raccolta di canti pubblicati su giornali e riviste. Ci sono molti richiami alle “Myricae”. Anche qui si ispira a Virgilio.
Centrale è ancora il tema del lutto: la poesia è considerata come risarcimento per il dolore dovuto ai lutti subiti. La metrica diventa più complessa ed emergono degli elementi folcloristici.
                   
                                                                                                           

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