mercoledì 25 maggio 2011

Greco - Luciano di Samotasa

Fu l'esponente più imporante della Neo-sofistica, anche se successivamente ne rinnegò l'appartenenza. Scrisse un romanzo con la stessa trama delle Metamorfosi. Dal punto di vista biografico sarà caratterizzato dalla sua vivacità intellettuale e dalla varietà dei suoi interessi. Ebbe un rapporto molto critico con la neo-sofistica in quanto benché inizialmente ne fu un seguace entusiasta, successivamente se ne allontanò sostituendo agli interessi retorici quelli filosofici. 

Cenni biografici.
Nacque intorno al 120 d.C. a Samosata, capoluogo della Commagine in Siria. Di famiglia modesta, diventato grande, i genitori, non avendo i mezzi economici per farlo studiare, lo mandarono ad imparare a lavorare il marmo nella bottega dello zio; quest'esperienza durò pochissimo perché ruppe un costoso pezzo di marmo. Picchiato dallo zio si addormentò e sognò l'Eloquenza e la Statuaria personificate: ciascuna delle due gli prospettò i vantaggi che avrebbe potuto conseguire scegliendola: scelse l'eloquenza e cominciò da subito a dedicarsi anima e corpo ad imparare lingua e letteratura greca, e soprattutto il dialetto attico. 
Intraprese, dunque, la carriera di retore itinerante spostandosi in varie città: fu in Asia Minore, in Italia, in Antiochia, in Gallia e ad Atene. Ebbe numerose cariche pubbliche. Conobbe a Roma il filosofo Nigrino. Mori' nel 180 d.C. a causa di una muta di cani che lo sbranò perché definito dai contemporanei l'erede del fuoco di Satana.



Le Opere di Luciano.
La sua produzione è in prosa ed è costituita da 80 scritti. Gli scritti retorici appartengono al periodo in cui Luciano esercitò la professione di retore itinerante; questi scritti sono degli esercizi su argomenti frequenti, in cui emerge la sua maestria verbale. Una di queste opere è il "tribunale delle vocali" che parla di una querela intentata dal sigma contro il tau per appropriazione indebita davanti al tribunale, in quanto negli autori attici il tau aveva occupato abusivamente il posto che spettava al sigma. In tutti questi scritti emergono gli elementi tipici dell'arte di Luciano:
1) l'opposizione dialettica di opinioni opposte (dissoi logoi della sofistica);
2) presenza di un'ironia molto intelligente,sagace;
3) stile chiaro e gradevole;
4) vivace umorismo.
Tra gli scritti di polemica filosofica e religiosa emerge il "due volte accusato": la retorica e il dialogo platonico intentano un processo a Luciano; la retorica lo accusa di averla abbandonato, il dialogo platonico lo accusa di aver distrutto la sua serietà inserendo al suo interno la satira. Luciano ammette di aver abbandonato la retorica in quanto non era più una donna onesta come ai tempi di Demostene, ma se ne andava in giro tutta truccata come una prostituta; sostenne anche di averla sostituita con la filosofia, la quale non era più quella del tempo antico e per questo ha avuto la necessità di adoperare il dialogo platonico, per approfondire le sue indagini sulla filosofia. 
Altro scritto rilevante è il "simposio" dove savrebbe analizzato, con spirito dissacratore, la degenerazione della filosofia; nel simposio, che è una parodia del simposio di Platone, l'autore ci racconta di un banchetto di nozze al quale presero parte i rappresentanti di tutte le maggiori scuole filosofiche che purtroppo rovinarono l'allegra festosità del banchetto. 
Altra opera è "vite all'incanto" in cui Luciano immagina che Zeus venda all'asta i maggiori rappresentanti delle scuole filosofiche; ognuno di questi ha preteso di dare le direttive in base alle quali ognuno di noi dovrebbe vivere. Il seguito di quest'opera è intitolato il "pescatore" e narra che Zeus avesse fatto ritornare sulla terra i filosofi che erano stati venduti per vendicarsi di un certo Parresiade, colui che non ha peli sulla lingua (si trattava di Luciano stesso); Parresiade si difese davanti alla filosofia dimostrando che i capi delle correnti filosofiche non erano altro che disonesti ciarlatani colpevoli di aver avvilito, a scopo di lucro, l'insegnamento degli antichi maestri; è così che Parresiade viene assolto e gli viene dato il compito di pescare i vecchi filosofi dall'alto dell'Acropoli di Atene. Il dialogo che, con Platone, era stato l'elemento dell'eccellenza del discorso filosofico, con Luciano, diviene l'arma prediletta per ridicolizzare gli avversari: non solo i filosofi ma anche i falsi religiosi. 
Poi, nella "morte di Peregrino"; Luciano ci narra di un filosofo cinico che aveva delle simpatie per il cristianesimo; questi, per manifestare dissenso nei confronti dei costumi del tempo, miste in scena uno spettacolare suicidio in piazza facendosi bruciare vivo pubblicamente; Luciano vede in questo suicidio una manifestazione di fanatismo intollerabile. 
Il "Nigrino" è ispirato ad un omonimo filosofo neoplatonico che aveva cercato di convertire Luciano alla sua filosofia; nel Nigrino, Luciano, inserisce un'esaltazione della nobiltà intelletuale e culturale di Atene contrapponenadola alla rozzezza dei romani; qui emerge il secolare scontro fra le due letterature. 
Le opere più famose di Luciano sono delle raccolte di dialoghi: 26 dialoghi degli dei, 15 dialoghi marini, 15 dialoghi delle cortigiane e 30 dialoghi sui morti. I primi due gruppi sono estremamente scorrevoli e ci rappresentano gli dei come li descriveva Callimaco, cioè estremamente umani, colti nella loro vita quotidiana. In uno di questi abbiamo la scena del pomo della Discordia in cui le tre dee iniziano ad azzuffarsi come donnette di poco conto mentre le ninfe non fiatano. Descrive la donna come Menandro descriveva le Eteree nella commedia senza, però, alcun approfondimento psicologico. Nei dialoghi dei morti torna la satira moraleggiante; quest'opera è famosa perché vi vengono criticati i falsi miti dell'esistenza umana come la ricchezza, il potere e la fama; il personaggio più importante è Menippo di Gadara che, sceso nell'Ade, non salva nessuno, né Mida né Creso, non salva l'eroe più bello, Nireo, perché non c'è differenza tra il teschio di Nireo e quello di Tersite; "sciocchi furono coloro che mossero guerra contro Troia per colpa di Elena". Il tempo ha fatto si che la fulgida bellezza di Elena passasse. 
Nella produzione di Luciano abbiamo anche operette di contenuto vario.
La I operetta si intitola "Come si deve scrivere la storia": è un trattato in forma di epistola che spiega come si deve scrivere la storia senza cadere in adulatorie esagerazioni come, secondo l'autore, fece Polibio.
L'altra operetta si intitola "Storia vera": opera in due libri di puro divertimento, descrive le avventure fantasiose del protagonista-scrittore. La terra, il mare, il mondo dei vivi e quello dei morti e perfino il ventre di un cetaceo mostruoso, cioè una balena, fanno da sfondo alle mirabolanti avventure del protagonista sempre in movimento ma senza una meta precisa. Questa e' un'opera di pura fantasia.
La terza operetta è "Lucio o l'asino" romanzo che narra le avventure di Lucio trasformato in asino. Sia Apuleio che Luciano si sono ispirati al romanzo perduto "Le metamorfosi" di Lucio di Patre.

Pensiero e stile di Luciano.
A Luciano si deve la creazione di un nuovo genere di dialogo, che seppe unire in modo singolarmente piacevole i contenuti del pensiero filosofico all'umorismo della commedia e servì per denunciare, con intelligente arguzia, molti degli aspetti negativi della vita e della cultura del tempo. La distruttrice ironia dell'autore non risparmiò nessuna manifestazione della debolezza umana; ma criticò soprattutto le mistificazioni dei falsi maestri e dei falsi filosofi, nel tentativo di limitare il diffondersi di un dogmatismo che la sua mente razionale non poteva accettare. Egli non accettò mai completamente il pensiero di nessuna scuola, fedele ad uno scetticismo di fondo che scaturiva naturalmente dal suo ingegno mobile e vario. Dotato di un'ironia beffarda e corrosiva, di uno spirito e versatile e di un'eccezionale sensibilità linguistica, poltre che di una sconfinata cultura, spaziò con un felice eclettismo da Omero ad Esiodo, da Euripide ad Aristofane, da Erodoto a Tucidide, a Platone trovando spunti per i suoi dialoghi.

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