Scrive in greco però si
occupa della storia di Roma. Matura un'esperienza politica che gli permette di
dar vita ad una storia pragmatica.
Biografia
Nasce a Megalopoli in
Arcadia tra il 205 e il 203 a.C. da una famiglia importante del luogo, che
vantava tradizioni politiche. Si forma con una vasta esperienza, soprattutto nelle
questioni strategiche e nella tattica militare. In Grecia c'era la Lega Achea, alla
quale aderì Polibio, che voleva opporsi prima all'ingerenza macedone e poi al
dominio romano; in questa Lega vi erano, tuttavia, due partiti uno filo-romano
e l'altro più cauto che voleva aspettare che terminasse il conflitto tra la
Macedonia e Roma. Lucio Emilio Paolo generale romano nel 168 a.C. sconfisse la
Macedonia, molti greci furono fatti ostaggi e tra questi c'era Polibio. In
questo periodo prese piede la famiglia degli Scipioni a cui era legato Lucio
Emilio Paolo. Il primo circolo in ambiente romano fu quello degli Scipioni del
quale Polibio (e anche Panezio) fu animatore e che naturalmente portò la
cultura ellenica nel mondo latino. Polibio ritornò in Grecia solo
saltuariamente perche cominciò ad accompagnare il suo amico Scipione nei suoi
viaggi. Polibio volle addirittura ripercorrere il passaggio delle Alpi di
Annibale. Egli assistette alla distruzione di Cartagine del 146 a.C. e nello
stesso anno alla distruzione di Corinto. Quando la Grecia diventa provincia di
Roma, Polibio diventa mediatore riducendo le dure condizioni da pagare e riguadagnandosi
la riconoscenza dei connazionali. Assistette, a Roma, alla guerra dei Gracchi.
Morì intorno al 124 a.C.
Opere
L'opera principale di
Polibio si chiama Storiae consistente
in 40 libri così suddivisi. Nei primi due libri c'è un sorta di esposizione
preliminare di tutti i fatti che narrerà. Questa esposizione si chiama Prochatescheue. Lui si propone di
narrare i fatti che vanno dalla prima guerra punica fino al 220 in modo da
riallacciarsi alla narrazione di Timeo di Taormina (storico siciliano). Polibio
si propone di fare un'indagine globale dei fatti accaduti non solo a Roma e in
Grecia ma in tutto il mondo allora conosciuto e definisce la sua opera un
racconta della storia universale. I libri dal 3 al 5 comprendono le vicende
della seconda guerra punica fino alla sconfitta di Canne. Il sesto libro è una
sorta di pausa nella narrazione in cui analizza la costituzione romana. I libri
dal 7 all'11 ci raccontano le vicende fino al 146 a.C. Il libro 12 è un'altra
pausa nella narrazione e costituisce l'analisi critica dell'opera di Timeo. Dal
13 libro fino al 40 la narrazione non subisce più interruzioni così come era
successo negli altri; però nel 24 libro c'è una sorta di digressione
geografica. Il 40 è una sorta di riepilogo di quello che ha raccontato con un
quadro cronologico.
I filologi e i critici
dibattono sulle modalità in cui sia stata composta l'opera; c'è chi parla di
tre fasi perché a mano a mano che Roma assoggettava nuovi popoli l'opera veniva
modificata. Egli vuole sottolineare l'ascesa e l'affermazione fulminea di Roma
avvenuta in 53 anni (collegamento con Il 13 canto del paradiso di Giustiniano).
Questa esaltante ascesa di Roma viene resa più forte perché paragonata alla
breve durata del dominio macedone e alla fragilità dell'Impero persiano.
Linguaggio di Polibio È quello della choinè
dialechtos, linguaggio tecnico e
monotono della cancelleria, è il linguaggio della burocrazia; non vuole essere
l'artefice della parola ma l'interprete dei fatti. Dalle storie polibiane si ricavavano
dei riassunti (epitomi).
Caratteristiche
della storiografia
Il suo centro di interesse è
Roma; si rende conto che il mondo è cambiato perché l'inarrestabile avanzata
delle armi di Roma ha fatto in modo che il mondo allora conosciuto avesse un
nuovo assetto. Roma con le sue armi ha unificato il mondo. Polibio dice che se
prima le vicende storiche erano slegate tra loro, adesso grazie all'opera
unificatrice di Roma sono interdipendenti. Egli vuole che venga rinnovata la
concezione storiografica che deve tendere all'universalità e non al
particolare. Polibio si differenzia dalla storiografia ellenistica che ruotava
intorno ad Alessandro Magno perche egli rifiuta il pathos, gli effetti
drammatici, gli artifici retorici e basa la sua analisi sulla realtà oggettiva
attraverso un linguaggio nudo e scarno.
Nel libro XII espone i
principi del suo metodo storiografico: 1) analisi attenta del materiale a sua
disposizione; 2) esposizione chiara e lineare senza fronzoli
retorici;3)indagine sulle cause immediate e remote degli avvenimenti, un metodo
definito dallo stesso Polibio pragmatico. Polibio per condurre questa analisi
oggettiva si serve di altri elementi: studio e critica delle fonti; conoscenza diretta
dei luoghi; esperienza politica infatti faceva parte della Lega Achea. Il suo
metodo deve mirare alla verità e la storia deve avere un fine didascalico perche
la conoscenza di ciò che è già accaduto rende più solide e fondate le
previsioni per il futuro. A Polibio non interessa la psicologia umana che
invece era stata oggetto di studio in Tucidide. A Polibio stanno a cuore
l'analisi della natura dello stato e delle istituzioni.
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